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Libera di Essere

venerdì 12 aprile 2013

I diritti umani sono semplici come le preghiere





Intervista a Rebecca Covaciu
Friday, April 12, 2013, di Silvio Mengotto - Foto di Attilio Rossi - Incroci News, Settimanale della Diocesi Ambrosiana




«La mia arte è semplice come una preghiera». Il racconto di una ragazza rom, scrittrice e artista, studente del liceo Boccioni a Milano, che dipinge quadri per passione e per aiutare la sua famiglia.

Milano, 11 aprile 2013. Per non dimenticare le persecuzioni, gli sgomberi, le sofferenze e il pregiudizio che colpiscono il popolo dei rom e i sinti, le Nazioni Unite nel 1979 hanno istituito la Giornata internazionale che si celebra l’8 aprile.

Una giornata che ogni anno ritorna a «provocare sulla storia – dice mons. Giancarlo Perego direttore della Fondazione Migrantes - e sulla vita di un popolo europeo che conosce ancora molte discriminazioni e umiliazioni, mentre non viene riconosciuto il tesoro che custodisce».

I rom e i sinti, 12 milioni in Europa e 170mila in Italia, «sono un popolo della vita - evidenzia monsignor Perego - che insegna alla nostra cultura e società la centralità della persona e la precedenza delle persone alle cose. Sono “i poveri” - tra quelli ricordati da Papa Francesco nel suo magistero di queste prime settimane di pontificato - che oggi invitano “i grandi” a non perdere i valori fondamentali su cui costruire il futuro delle nostre famiglie e città».

Presso la Fondazione Feltrinelli è stata celebrata la Giornata internazionale. Alla presenza dell’autore Roger Repplinger è’ stato presentato il libro “Buttati giù, zingaro”. Presenti anche gli studenti del liceo artistico “Boccioni”, tra loro anche Rebecca Covaciu, ragazza rom autrice del libro “L’Arcobaleno di Rebecca”, studente del liceo Boccioni e pittrice di quadri che vende lungo i navigli di Milano per aiutare tutta la famiglia. Abbiamo intervistata Rebecca Covaciu.

In questa Giornata internazionale del popolo rom emerge l’importanza della relazione per una reciproca conoscenza. Un ponte non un muro. La frequenza al liceo “Boccioni” e la tua arte, hanno rafforzato il cammino della relazione con i milanesi?

Sì. La mia arte semplice è come una preghiera. L’arte, lingua internazionale perché parla con tutto il mondo, mi ha aiutato ad esprimermi in quello che io sono. Anche se sono una rom non significa che sono diversa. La mia arte mi permette di identificarmi in quello che veramente sono e di ciò che penso sull’attualità dei rom di altri paesi. Penso che l’arte sia davvero un dono di Dio che riusciamo ad esprimere.

I tuoi dipinti sono mezzi sensibili e visibili delle tue capacità artistiche attraverso le quali proponi pensieri di bellezza?

Questo è assolutamente vero. Il dipingere mi ha aiutato anche quando vivevo nelle baracche dove stavo male. C’era la polizia che buttava via i miei dipinti, non avevo mai il tempo di stare tranquilla e disegnare. Per me l’arte è stata un grande aiuto nei momenti più difficili della mia vita.

L’arte è importante, ma anche la scuola non è di meno. Non crede che sia uno spazio importante e necessario per coltivare una reciproca conoscenza?

Devo dire assolutamente che il liceo artistico Boccioni ha cambiato la mia vita. Sono entrata in una scuola dove sono tutti artisti. Penso che ogni artista abbia una parte buona del suo cuore. Gli artisti sono molto liberi. All’inizio comunicare con i ragazzi è stato un po’ difficile perché avevano dei pregiudizi sui rom. Hanno fatto anche delle assemblee. Nonostante questo siamo diventati una vera classe di amici. Abbiamo potuto capire e raccontare il diritto dell’essere umano. Affermare che l’arte, attraverso noi giovani, può davvero portare una grande energia positiva nel mondo. Penso che tutti siamo uguali e che non siamo diversi. Dio ci ha voluto uomini e saremo sempre uomini sulla terra.

Può esprimere un messaggio ai giovani della tua età?

Mi auguro che tutti i bambini rom, anche di altre nazionalità, abbiamo una possibilità come la mia di frequentare la scuola, poter essere liberi di esprimersi, avere una piccola casa e di essere felici, Vorrei che non esistesse questo razzismo verso la cultura e i bambini rom e stranieri nel mondo. Vorrei che tutti questi giovani che sono presenti potessero ricordare la Giornata internazione del popolo rom come straordinarietà dell’essere umano.